Non si tratta solo delle recenti accuse di discriminazioni e molestie sessuali, o del modo raccapricciante in cui sono state gestite. Nè solo della vicenda Blitzchung – Hong Kong, o dei licenziamenti, o della fuga di cervelli. E’ tutto questo e altro ancora: è la storia recente di un’azienda in crisi di identità.

Ovviamente la svolta ha inizio con la fusione Activision-Blizzard. Sintomo più importante di tutti è l’emoraggìa di vecchi protagonisti, fondatori, nomi storici, che hanno lasciato il nido per fondare case di videogiochi più piccole, dichiarando da subito la volontà di tornare allo spirito di un tempo. Il termine corretto per “spirito”, se si parla di aziende, è “cultura aziendale“. Quando si guarda il sito di un’azienda non ci sofferma quasi mai sulle pagine “Mission”, “Valori”, “Cultura Aziendale” e simili. Ma senza quegli obiettivi, senza quel significato, un’azienda perde molto e forse addirittura perde sè stessa.

E’ proprio questo il punto di vista di un articolo di bloomberg.com intitolato “Blizzard’s Culture Crisis Runs Deep” e scritto da Jason Schreier, Bloomberg Technology’s gaming reporter.

Secondo Jason, Activision ha spinto la Blizzard al cambiamento, sostituendo la mission “prima di tutto gran bei giochi” con la fredda logica del profitto. Purtroppo, nota l’autore, in questo intervento si è dimenticata di occuparsi di altri aspetti, per esempio degli impatti che questo cambiamento avrebbe portato o dei comportamenti sbagliati che forse c’erano già da prima.

Il punteggio di Warcraft III: Reforged su metacritic.com il 27/7/2021

Nell’articolo viene citato Warcraft III Reforged come primo assoluto “flop” ed esempio di questo cambiamento di rotta: Activision ha imposto un drastico taglio dei costi, giustificato dalla previsione di un titolo meno lucrativo di altri. Così ha ottenuto il disastro di vendite, di rimborsi e di immagine che anche noi abbiamo subìto (tant’è che ora siamo orfani di un RTS competitivo).

La lettera (triste)

Ma la notizia più interessante è che Bloomberg ha analizzato la lettera mandata dalla Blizzard ai dipendenti francesi della sede di Versailles per spiegare le ragioni del taglio.

Nella lettera sono citate queste statistiche:

  • a dicembre 2019 in Blizzard erano “game developer” il 52% dei dipendenti, a marzo 2020 in Ubisoft erano l’85% e in Take Two il 77%.
  • nel 2019 solo il 40% dei ricavi della Blizzard arrivava da microtransazioni, contro un 78% per le altre aziende del settore
    (Un anno dopo le microtransazioni Activision+Blizzard valgono 1,2 miliardi di dollari, che non sembrano pochi, ma mancano il dato per la sola Blizzard e il confronto con i competitor.)
  • nel 2019 solo il 12% dei ricavi della Blizzard arrivava da mobile, rispetto al 50% circa dei suoi competitor.

La conclusione cui si giungeva nella mail: “Blizzard è indietro rispetto ai suoi competitor”.
Jason fa notare come questi numeri possano lasciare confusi gli appassionati Blizzard: se da una parte “più sviluppatori” potrebbe significare più giochi, dall’altra il cliente Blizzard è il tipo che gioca da PC e che preferisce comprare il gioco una volta sola, piuttosto che affrontare lo stillicidio delle microtransazioni. Quindi “meno microtransazioni/mobile” potrebbero essere notizie buone per i fedelissimi, rassicuranti, tutt’altro che “difetti” da correggere.

Conclusioni (tristi)

Completano il quadro la mazzata della cancellazione di Titan con lo spreco di tutti i relativi investimenti, il costante declino degli abbonamenti a World Of Warcraft e quel video del 201o che mostra Brack (ora presidente Blizzard) e altri rispondere ridendo alla richiesta di una fan di rendere i personaggi femminili di WoW meno sessualmente caratterizzati.

J. Allen Brack

In breve e per concludere, i numeri Blizzard non sono quelli che Activision si aspetta, di problemi ce ne sono tanti e ancora più grande sarà il lavoro per risolverli e provare a risollevarsi. Ma oggi i blu non hanno neanche più un loro CEO: l’unico rimasto in azienda è quello Activision. Senza neanche una guida forte nel posto giusto, le speranze di rivedere un giorno la cara vecchia Blizzard… sembrano davvero poche.