Forse la teoria esposta più avanti in queste righe potrebbe sembrare troppo generosa nei confronti della Paradox Interactive, il publisher dei vari Crusader Kings, Europa Universalis e tanti altri grand strategy game. Esageratamente ottimistica, ma assolutamente plausibile. E se mai qualcuno potesse chiederne conferma ai diretti interessati, questi sicuramente la confermerebbero orgogliosi.
La bravura dei ragazzi di Paradox sta da sempre nell’identificare il giusto livello di complessità, di “zoom” implementato in ciascun gioco in base alla sua epoca storica. Dal singolo cortigiano con tutti i suoi particolari difetti e virtù, alla civiltà stellare che si espande per galassie. Zoom inversamente proporzionale alla gestione del tempo: in Crusader Kings non è raro lasciar correre le settimane o i mesi, in Heart Of Iron si può rallentare e studiare le proprie mosse di ora in ora.
Cioè… sono proprio bravi nel game design.
E fin qui dovremmo essere tutti abbastanza d’accordo.
Ora pensiamo alla potenza del videogioco nel farci provare emozioni fisiche, vere, sensoriali grazie all’immersività della realtà virtuale o al controller che vibra se andiamo fuori strada. Emozioni forti col sapiente uso della musica, facendoci vivere lo stress di scelte difficili immedesimati nel nostro personaggio. Stupore, interesse, adrenalina nel continuo equilibrio tra gratificazione e tensione, tra attesa e azione, tra apprendimento e velocità di esecuzione.
Insomma tutto quello che rende il videogioco un’esperienza… e la TV no.
Adesso, con questi elementi ben presenti, concentriamoci finalmente su Crusader Kings 2.
E’ arrivato il momento di attribuire agli sviluppatori Paradox meriti esagerati, o forse no.
Mi piace pensare che un giorno, lavorando a CK2, alla Paradox si siano chiesti: “come possiamo far provare ai nostri player la grande difficoltà affrontata da ogni feudatario medioevale per districarsi tra relazioni e alleanze? Parentele, dinastie, leggi, vecchi ducati, regni e imperi “de jure”, stemmi, culture, religioni, alleanze… chissà quante notti passate a pensare, chissà quanta frustrazione nel trovarsi di fronte ad una scelta sola, magari imposta, e l’eterno dubbio di non avere sufficienti informazioni, o soldati… dimenticarsi qualcosa, scontentare il Re, rompere un’alleanza…”
E lì, al termine di quella riunione decisiva, la risposta consapevole, la scelta ponderata, la decisione lucida di progettare un’interfaccia volutamente complessa per rappresentare una complessità storicamente reale. Pensate che sorrisi e quanta soddisfazione! Il modo migliore per far provare al videogiocatore il caos medioevale sarebbe stato un’interfaccia di gioco ostica, ricca di dettagli e informazioni, da gestionale aziendale, senza aiuti o semafori, senza semplificazioni e senza scorciatoie… Perchè se il Re vuole organizzare un matrimonio di sicuro insuccesso per il suo secondo genito deve poterlo fare, quindi che senso avrebbe aiutarlo con un “best fit”?
Così, in CK2, la complessità è sia presente nel gameplay che rappresentata dalla stessa interfaccia di gioco. Geniali, e vorrei proprio vedere se mai lo negherebbero.
Proprio in questa coerenza tra messaggio e mezzo risiede l’aspetto educativo (e sadico) di CK2. Come succedeva al nostro conte, pensiamo frustrati “ma che gran casino!” un attimo prima di intimare esausti al nostro erede: “sposerai chi decido io, piccolo insolente, la decisione è presa”.
Quindi eccoci finalmente al primo giudizio su Crusader King 3: bellissimo, consigliatissimo, evoluzione del precedente eppure molto diverso, di sicuro più moderno e piacevole.
E… molto più user-friendly nell’interfaccia.
Avete capito, non penso sia un merito, perchè per avvicinare il gioco a più clienti, si è persa parte di quella coerenza con l’esperienza “sul campo” di cui ho scritto sin qui. Come se questa nuova interfaccia risolvesse un pò troppo spesso e un pò troppo in fretta la profondità tanto ricercata e così caratteristica del gameplay di Crusader Kings.
L’esempio più immediato che mi viene da fare riguarda proprio il momento in cui si cerca un possibile consorte. In queste prime ore di gioco non sono ancora mai sono stato costretto a studiare iconcine e modificatori di vizi e virtù di due giovanotti per intuire come sarebbero andate le cose tra di loro: il livello di fertilità della loro possibile unione era già stato risolto e reso ben visibile con un semplice “basso, medio, alto”. Invece su CK2 era la parte più lunga e divertente delle ore passate nella schermata della ricerca dei personaggi.
La sensazione è di avere tra le mani un gran bel gioco, sicuramente più recente e accattivante del predecessore, con alberi di talenti che rendono più efficaci alcune dinamiche a discapito di altre (e rendono più vario il gioco) e tante altre belle “invenzioni” come i cavalieri, lo stress del PG, la mappa bellissima… un gran bel gioco che però semplifica troppo la vita del “vero” feudatario medievale. Metteva molto più stress e angoscia la fatica pratica di dover capire da soli i mille dettagli di una scelta che la barra dello stress di fianco al proprio PG.
Dovessi raccontare a scuola la difficoltà di gestire un feudo nel medioevo e far provare ai ragazzi la necessità di conoscere stemmi e parentele, la frustrazione di scelte decisive per le sorti delle loro casate… continuerei a farlo con CK2.
Detto questo, mi rendo conto si tratti di un giudizio assolutamente “old school”. Sappiate che li consiglio entrambi e li tengo installati entrambi: scelgo uno o l’altro a seconda del livello di masochismo videoludico che mi sento quando accendo il PC.