Diablo 3 – Review

Anni e anni d’attesa per un titolo che ne infischia della crisi economica e vende milioni di copie in poco tempo. Ma riesce effettivamente quanto meno a eguagliare la grandezza del predecessore, giocato dagli appassionati fino al giorno prima dell’uscita del sequel? Assolutamente no.

Cominciamo dalla storia, ossia il filmato introduttivo già presente sulla rete da diverso tempo in cui troviamo Lea e lo zio Deckard Cain, all’interno di una cattedrale che improvvisamente viene investita da qualcosa che cade dal cielo. Ed ecco che qui comincia il gioco, con una storia completamente insipida durante la quale Diablo viene menzionato giusto nelle parti finali. Non è un po’ strano che il demone, antagonista principale che dà il nome al gioco venga lasciato al di fuori della trama fino alle parti finali? In primo piano troviamo i suoi sottoposti e relativi scagnozzi intenti a perseguire i loro obiettivi di annientamento dell’intero genere umano, scopo piuttosto banale se stiamo parlando di diavoli e demoni, da notte tempo astiosi nei confronti del creato divino. Il protagonista, a prescindere da chi sceglieremo si getterà nell’avventura recandosi presso il luogo di caduta della meteora, sia esso un segno degli spiriti, una traccia della presenza di un demone da rimandare nel suo regno, il verificarsi di una profezia e quant’altro. L’introduzione è un filmato a disegni fatti a carboncino su pagine di un libro ingiallito e che prendono vita. Proseguire ulteriormente nel narrare la trama significa spoilerare a ripetizione, ma c’è solo da dire che la storia non è affatto al pari dei predecessori, piuttosto scarna e insipida con un mero tentativo di colpo di scena che non coglierà affatto di sorpresa i fan. Deckard svolge un ruolo marginale per lasciare maggior spazio alla nipote Leah, tornerà come nemico qualche vecchio demone (un demone ucciso nella sua forma fisica fa ritorno nel suo reame non può morire definitivamente se non viene distrutta la sua anima, eccome come si spiega il ritorno di vecchie conoscenze). Le descrizioni narrate dei mostri, la loro origine e comportamento ossia elementi di sfondo e di contorno, sono trattati in modo più approfondito della trama principale. Viene da chiedersi il perché entrambi gli elementi non siano stati trattati con la medesima cura.

Ma parliamo delle classi e andiamo a esaminarle un po’ nel loro complesso. In linea generale in Diablo 2 le risorse del personaggio erano la vita e il mana, ma il capitano Blizzard in questo sequel ha deciso di cambiare rotta assegnando una risorsa secondaria diversa in base alla classe. Una grande innovazione nella creazione del personaggio è la scelta del sesso, quindi niente più classi necessariamente maschili o femminili. Grande assente il necromancer, classe affascinante amati da molti e in luogo di ciò lasciata alla grande fuori dal gioco. Avremo la possibilità di trovarne uno durante il gioco e di aiutarlo in una sotto-quest ma nulla di più. Voci di corridoio parlano di un suo possibile ritorno in una futura espansione.

Classe: Barbaro (orig.: Barbarian)
Tipologia classe: corpo a corpo (melee)
Risorsa: Furia
Doppiatori: Gianni Gaude (maschio) – Cristina Giolitti (femmina)

Immancabile, il classico guerriero da mischia e maestro d’armi. La sua meccanica di gioco è presa pari pari dal warrior di World of Warrior, di fatti troviamo la furia (rage) che viene caricata infliggendo e subendo danni, quindi scaricata da attacchi pesanti e devastanti in grado di decimare le file nemiche in pochissimi secondi. Troviamo nuovamente le urla che garantiscono effetti bonus e qualche revisione di abilità precedenti come il Whirlwind che se un tempo era devastante nelle uccisioni in AoE adesso è un po’ meno performante ma non per questo significa che sia meno efficace. La mancanza del dual wield di armi a due mani (in pratica il Titan Grip di World of Warcraft, presente in Diablo 2) non fa certo piacere a tutti gli amanti della classe e del resto non riesco a spiegarmi il motivo per quale è stato deciso di non aggiungere questa abilità.

Classe: Cacciatore di Demoni (orig.: Demon Hunter)
Tipologia classe: combattimento a distanza (ranged)
Risorsa: Odio e Disciplina
Doppiatori: Maurizio Merluzzo (maschio) – Emanuela Pacotto (femmina)

Debole sostituto dell’amazzone in grado di combattere esclusivamente con balestrini, balestre pesanti e archi. Possiede abilità similari a quelli dell’amazzone di Diablo 2 (nonostante molti sentano la necessità di brandire un giavellotto fulminante) ma con potenza raddoppiata, infatti con un equip di alto livello non avrete bisogno di trappole in grado di bloccare il nemico a terra, perché nulla di vivo riuscirà ad avvicinarsi al Demon Hunter. La meccanica di funzionamento prevede delle abilità che generano odio (hatred generator) e altre che lo consumano causando danni maggiori (hatred spender). Accando all’odio troveremo la disciplina una fonte d’energia consumata esclusivamente da abilità difensive e tattiche, come trappole in grado di rallentare il nemico, delle cortine fumogene che trasformeranno il nostro personaggio in una nuvola di fumo oscuro immune a qualsiasi fonte di danno.

Classe: Monaco (orig.: Monk)
Tipologia classe: corpo a corpo (melee)
Risorsa: Spirito
Doppiatori: Diego Baldoin (maschio) – Cinzia Massironi (femmina)

New entry che troveremo anche in futuro in World of Warcraft con la prossima espansione. Si tratta di una classe sui generis in grado di equipaggiare, oltre ai pugni inforzati e daibo, spade, lance, scudi ecc. A prescindere da tutto il monaco utilizzerà sempre e solo le nocche per prendere a pugni di demoni e i calci per causare loro gravi lesioni alla colonna vertebrale (ammesso che ce l’abbiano). Lo spirito è una risorsa che può essere generata attaccando coi relativi spirit generator e consumata da un nutrito parco di abilità che raramente non hanno l’effetto secondario di curare il personaggio o l’interno gruppo. Il Mantra funziona circa come le aure del paladino e possiedono molte proprietà popolari come la riflessione danni (le vecchie Spine), l’autocura, la schivata o danni aumentati sul bersaglio.

Classe: Sciamano (orig.: Witch Doctor)
Tipologia classe: combattimento a distanza (ranged)
Risorsa: Mana
Doppiatori: Riccardo Rovatti (maschio) – Stefania Patruno (femmina)

Non abbiamo il necromante, ma lo sciamano porta con sé il fascino della magia voodoo. Dall’aspetto che fa molto indios, lo sciamano va al risparmio sugli abiti ma abbonda nelle maledizioni tramite l’evocazione di spiriti malevolenti. Può evocare zombie e gargantua, e se tutto ciò non fosse sufficiente può usare la cerbottana coi suoi dardi avvelenati o provocare delle piaghe come per esempio la pioggia di rospi velenosi. Non ancora soddisfatti? Be’ che ne dite allora dell’evocazione di intero esercito di feticci, veloci e letali in grado di uccidere frotte di demoni in pochissimi secondi? Ma nonostante tutto i fan della saga continuano a rimpiangere il necromancer con la sua esplosione cadavere e gli eserciti di scheletri e nemici rianimati in grado di fare lo sporco lavoro al posto del loro padrone. Il mana si ricarica automaticamente (a velocità ragionevole e proporzionata al quantitativo) col passare del tempo o possiamo scegliere qualche abilità che ci permette di recuperarne in minor tempo.

Classe: Mago (orig.: Mage)
Tipologia classe: combattimento a distanza (ranged)
Risorsa: Potere Arcano
Doppiatori: Paolo de Santis (maschio) – Loretta di Pisa (femmina)

Immancabile. Maestro della creazione mistica come nel predecessore in grado di evocare grosse calamità naturali come bufere congelanti, meteore e lampi. Ma anche qui i fan subiscono un grosso colpo al cuore a causa della mancanza della Sfera Congelata, l’arma di distruzione di massa definitiva per una incantatrice del gelo. Al suo posto troviamo un globo arcano che se da una parte non scaglia aculei di ghiaccio in ogni dove, al suo impatto rilascia una potenza onda d’energia di pari potenza. Ritroviamo l’Idra e la catena di fulmini ma non palle di fuoco o di ghiaccio, quanto piuttosto una larga quantità di magie basate sul danno arcano. Ritroviamo anche il teletrasporto anche se adesso ha un cooldown davvero eccessivo, ben 15 secondi, ma possiamo scegliere varie abilità in grado di ridurre il tempo di ricarica. Una meccanica di gioco un po’ più diversa e tattiche rispetto al precedente spam di magie, ma non per questo meno divertente.

Cominciamo con l’elencare le varie pecche del gioco… e quindi proseguiamo! Ebbene sì, il risultato di una decade d’attesa è molto deludente. La prima grande, sconcertante novità è l’obbligo di connesione a internet anche per la modalità in single player. Mettiamo caso abbiate una mezz’oretta di tempo per rilassarvi e volete giocare un po’, incrociate le dita e sperate che i server non siano down o la vostra alternativa sarà Campo Minato o un bel Solitario. Indubbiamente un bel modo di combattere la pirateria, come se le copie pirata e le shard non siano già disponibili in rete già da più di una settimana, anche se in fase di personazionamento e test.

Il gioco è strutturato in quattro atti ognuno di questi è suddiviso in diversi capitoli che percorrono i vari avvenimenti del gioco e portano il giocatore attraverso dungeon e aree zeppe di mostri. Completati i primi quattro atti, il gioco ricomincerà daccapo col livello di difficoltà aumentato e così via. Dal livello Normale, passeremo per Incubo, Abisso, fino a raggiungere Inferno e qui ci areneremo. Mal calibrata la progressione di difficoltà e infatti se saremo nei panni di un barbaro o di un monaco (che tra l’altro ricevono il 30% di danno in meno rispetto le altre classi) non faremo altro che limitarci a stare in mischia a picchiare e occasionalmente schivare di tanto in tanto qualche pozza di veleno o sentinella arcana ma nulla di che. Giunti a livello Inferno dovremo immediatamente fare i conti col danno e difese deboli del personaggio che lo porteranno a una serie di morti sequenziali. L’Atto I a livello Inferno è qualcosa di fattibile esclusivamente per il 90% dell’utenza al momento, ma oltre si parla di una sfida riservata agli hardcore gamer che hanno avuto già abbastanza fortuna coi drop e coi soldi e possono permettersi un equip a livello della situazione. I mostri dal secondo atto in poi, oneshottano il personaggio se non ha un quantitativo di vita mostruosa e resistenze elementali e fisiche altissime, miste all’abilità di gioco e il giusto set di skill.

Se in Diablo 2 bastava dell’equip dotato di magic find anche di qualità rara (colore giallo) e andarsi a fare qualche run da Mefisto a livello incubo per droppare qualche pezzo decente che ci permetteva di affrontare il livello inferno con decenza, adesso la situazione è molto complicata. I drop rate sono piuttosto scarsi e l’equip da magic find è una buona scelta se assieme a tale stat sono presenti anche i parametri che ci permettono di potenziare i nostri attacchi. Se una volta infatti ciò che contava era il numero di punti assegnati a una skill e qualche charm per ulteriori bonus, adesso siamo completamente schiavi dell’equip e delle stat e anche una manciata di punti aggiuntivi fanno la differenza tra la vita e la morte. A volte potrà capitarci di trovare un goblin, un’idea copiata da Golden Axe, con un sacco a spalla. Una volta ingaggiato o se ci vedrà arriverà cercherà di scappare via lasciandosi cadere alle spalle qualche moneta d’oro o qualcosa di più se lo picchieremo. Una volta ucciso lascerà cadere tutto il suo bottino che spazia dalle armi alle gemme e immancabilmente oro e qualche pozione curativa. Ma ancora una volta, senza un valido equip da magic find le speranze di trovare qualcosa di utile verranno meno. Ad aiutarci arriva un buff, “Valore del Nefilim”, che in qualche modo rende meno indispensabile equipaggiamenti con magic find, ma resta comunque difficile farmare almeno un milioncino di gold per comprare qualcosa di buona all’asta. Ebbene sì troviamo anche qui una casa d’aste sia in oro del gioco che in euro sonanti, cosa che ha già protato la Blizzard sul fronte di una causa da parte della Corea del Nord. Ma se all’uscita del gioco farmare gold era piuttosto semplice. Ma ora ecco la chicca dell’idea del complotto che circola un po’ per la rete. Con l’attuale patch i costi di riparazione dell’equipaggiamento sono quintuplicati quindi se un tempo arrivavamo a spendere al massimo diecimila gold per la riparazione dell’interno equip completamento rotto, adesso ne spendiamo cinquantamila, e durante la sessione di farming se il nostro personaggio è alle prime armi soprattutto deve cercare di non morire mai la fine di trarre un certo guadagno. Il drop rate di oggetti rari non si traduce sempre in qualcosa che valga milioni e anzi, questa è proprio l’eccezione, mentre i leggendari e i set sono quanto di più scarso possa essere in circolazione al momento ed è ancora più inusuale che abbiano delle statistiche favorevoli al nostro personaggio. Quindi ci ritroveremo a essere costretti a giocare in modalità Hardcore, nella quale la morte del personaggio è permanente, anche nella modalità normale. Secondo alcuni, la Blizzard vorrebbe istigare l’acquisto di gold tramite soldi reale tramite l’asta del gioco e per le quali la vengono scalate delle commissioni le quali, indovinate a chi vanno in tasca? Tuttavia si tratta esclusivamente di una diceria delle male lingue, nulla che abbia un reale fondamento, ma il dubbio non può fare a meno d’insinuarsi.

Ma a parte questo ci sono parecchi assurdi. La patch 1.03 ha già apportato diverse modifiche tra cui un pesantissimo nerf alla velocità d’attacco. Inizialmente la maggiorparte dei giocatore puntavano ad aumentare al massimo questo parametro al fine di aumentare il DPS ignorando le difese elementali creando così un personaggio definito “glass cannon”, ossia un cannone di vetro in grado di devastare gli avversari e di finire in frantumi appena toccato, ammesso che rimanesse qualcosa di vivo. Alla fine non si trattava di una pessima strategia dato che comunque le classi melee devono necessariamente puntare alle resistenze elementali e fisiche, contrariamente alle classi ranged che da sempre non hanno l’obbligo del combattimento corpo a corpo. A quanto pare alla Blizzard il tutto non è andato giù e c’è andata pesante di nerf sull’equip dimezzando i valori disponibili di velocità d’attacco a eccezione delle faretre per il Cacciatore di Demoni. Se quindi all’inizio era facile trovare anelli e amuleti con aumenti del 10% o 15% di velocità d’attacco, adesso ne troviamo 5% o al massimo 7%. In pratica adesso non si ha nessun guadagno sostanziale di dps il che rende inutile equipaggiare armi lente, come quelle a due mani. Ma del resto sono completamente inutili in linea generale le armi a due mani, siano staffe da mago, spadoni, asce e martelli da barbaro, o bastoni da monaco. Le classi melee infatti sono costrette a utilizzare gli scudi per ridurre i danni e aumentare ulteriormente le difese elementali oltre che le statistiche. Qualora il personaggio riesca a sforare i settantamila di vita, il migliaio di resistenze elementali e un centomila di DPS, in questo caso il barbaro o il monaco di turno potranno passare a un’arma a due mani, ma stiamo parlando di un investimento di centinaia di milioni di gold. Ovviamente era più sentito il nerf alla velocità d’attacco che costringere un barbaro a giocare necessariamente con spada e scudo, contrariamente a quanto accadeva in Diablo 2, gioco nel quale per qualche motivo, tutto funzionava meglio di adesso. Non c’erano vantaggi o svantaggi, potevamo scegliere uno stile di gioco e quindi equipaggiare il personaggio come meglio si credeva. Adesso la personalizzazione e la libertà di scelta sono state pensionate e bisogna sottostare alle direttive della Blizzard che non solo ci impone una connessione ai server Battle.net, ma anche come giocare. Diablo 3 dovrebbe essere un Hack & Slash, un gioco semplice e immediato, con un livello di difficoltà progressivo e una sfida che sia alla portata sia dei casual gamer che degli hardcore.

Riassumendo dunque, equipaggiarsi per affrontare il livello Inferno è parecchio impegnativo, ma fino a qui ci posso stare dato che sostanzialmente Diablo è sempre stato un gioco di farming e il livello di difficoltà è un’ottima sfida per il giocatore, ma in questo terzo capitolo stiamo parlando di frustrazione. Non si tratta di una frustrazione da Demon’s/Dark Souls gioco nel la difficoltà risiede esclusivamente nell’abilità del giocatore; in questo caso anche il giocatore più abile può avere serie difficoltà pur avendo un equipaggiamento da carro armato. I mostri elite infatti sono più ostici e complicati dei boss di fine di atto perché se questi ultimi seguono un determinato pattern di attacchi facile da apprendere e memorizzare, i primi invece possiedono un certo set di abilità aggiuntive che intralciano il giocatore. Per esempio potremo imbatterci in una squadra di champion con proprietà “catene di fuoco”, “dissacrante”, “mortaio”, “carceriere” il che significa che sparano continuamente delle palle di fuoco a parabola discendente, possono impere il movimento del personaggio per tre secondi, lasciare una pozza di veleno a terra che fa danno progressivo con lo scorrere del tempo e in più sono legati da una scia di fuoco anch’essa dannosa se attraversata. Capita spesso però che questi particolari nemici siano dotati di ben capacità di inibizione movimento e danno maggiorato il che si traduce in morte certa.

In questo caso possiamo affidarci a dei cooldown difensivi, concetto preso pari pari da WoW cosa che rende il tutto ancora più lento come dinamica di combattimento. In Diablo 2 era necessario procurarsi l’equip affrontare i mostri, eventualmente allontanarsi, spammare pozioni e non era sempre detto di aver salvato la pelle. Con l’introduzione di abilità difensive che possono aver bisogno di diversi secondi per poter essere nuovamente utilizzate (o anche minuti in alcuni casi), misto al fatto che adesso si può utilizzare una sola pozione ogni trenta secondi, spesso ci ritroveremo a dare un paio di colpi ai nemici quindi scappare via, ingaggiare nuovamete utilizzando tutti i cooldown di attacco e difesa, quindi allontanarsi nuovamente per prendere tempo e curarsi. Se siamo in campo aperto non è una strategia molto complicata, ma all’interno dei dungeon e soprattutto nei corridoi, lo spazio di manovra è piuttosto ristretto e le cose potrebbero farsi complicate. Teniamo anche presente che particolari combinazioni possono essere letali per qualsiasi tipo di giocatore ed equip. Una combinazione di champion che ci attirano a loro, alzano dei muri che ci circondano, dissacrano il suolo ai nostri piedi e per giunta ci imprigionano là sopra non lasciano molte speranze alla sopravvivenza a meno di non essere un mago col cooldown del teletrasporto pronto.

Una volta diventati padroni del nostro personaggio, dovremo familiarizzare coi comandi misti da mouse e tastiera. Levando il lock della abilità sui tasti, possiamo cambiare a nostro piacimento la posizione oppure utilizzare più di un tipo per categoria, ma saremo sempre limitati al numero di sei in contemporanea. La scomodità maggiore viene dal tasto sinistro al quale è possibile bindare unicamente una funziona di attacco su targetting, e la cosa risulta un po’ complicata considerando che vi è anche assegnata la funzione di spostamento. La maggiorparte delle volte quindi, quando vi ritroverete in una brutta situazione avrete bisogno di scappare o di prendere le distanze dai nemici, potrebbe capitarvi di cliccare su un elemento di contorno del paesaggio o erroneamente su un mostro per vedere il vostro personaggio impalato a picchiare anziché darsi alla fuga, lasciandoci così le penne. Esiste una funzione di solo spostamento che possiamo bindare alla tastiera o a un altro tasto del mouse (se possediamo un multifunzione), ma avere due tasti di spostamento potrebbe farvi fare confusione.

Come ulteriore buff troviamo i seguaci, forse l’unico concept migliorato dal precedente episodio. Se in Diablo 2 infatti potevamo scegliere una vasto numero di mercenari dai buff diversi e facili a morire e che costavano soldi per farli resuscitare, adesso possiamo avvelerci di soli tre tipi di aiutanti ma molto più tosti e utili. Possiamo portare con noi a nostra scelta un templare, un lestofante oppure e un’incantatrice i quali oltre a svolgere un ruolo secondario di danno possiedono un set di abilità che tornano utili al personaggio. Il templare per esempio è un curatore e riesce a tenere egregiamente a bada i nemici caricandoli e rallentadoli, tirandoci ogni tanto qualche cura e ripristinando la salute con lo scorrere del tempo; il lestofante può accecare i bersagli e ci darci un bonus del 3% al critico; l’incantatrice oltre a conferirci un 3% aggiuntivo alla velocità d’attacco possiede diversi sistemi di crowd control come ammaliare i nemici e farli combattere al nostro fianco per qualche secondo, oppure trasformare tutti in polli rendendoli inermi. Purtroppo l’IA non è perfezionata e tendono ad attaccare di propria iniziativa spesso senza darci il tempo di valutare gli spostamenti che è possibile fare nell’area senza aggrare più del possibile. Non doveva essere un concetto troppo astruso dargli la possibilità o impartire il comando di assist simile a quello del pet dell’hunter di WoW, ma a quanto pare i lunghi tempi di programmazione e di beta servono a tutto fuorché a questo. Il lato positivo del seguace è che se sconfitto non morirà ma si accascerà a terra per diverse decine di secondi durante i quali non sarà in grado di combattere ma per lo meno continuerà a conferirci i vari bonus passivi.

L’introduzione delle professioni nel gioco non è un’idea malvagia (e se abbiamo giocato ad altri ARPG o JRPG non ci stupirà affatto come innovazione), ma è realizzata davvero male. Per ciò che concerne il fabbro, possiamo farlo avanzare di livello (da uno a dieci), disincantando oggetti rari, magici o leggendari (esattamente come l’Enchanting di WoW) quindi utilizzare i materiali e un certo quantitativo d’oro per procedere con la creazione di un oggetto che salterà fuori con statistiche casuali. In pratica si tratta di spendere soldi per vincere una sorta di lotteria dell’equipaggiamento, quando invece è molto più semplice e redditizio darsi al farming sfrenato con la possibilità di droppare oggetti d’utilità da equipaggiare o da vendere all’asta. In sostanza il fabbro è quanto più di inutile abbiano mai inserito, l’unica utilità è la creazione di una staffa che permette l’accesso al livello segreto nel quale non troverete le mucche ma… be’, scopritelo da soli!

Per le gemme il discorso è molto più semplice dato che le pietre di massimo livello possono solo essere prodotte attraverso il craft anche qui con l’investimento di enormi quantità di denaro. Insomma, i bei tempi del Cubo di Horadrim sono finiti. L’unico aspetto positivo è che possiamo rimuovere la gemma da un pezzo d’equip senza che questa vada distrutta, quindi l’investimento di denaro nel creala non andrà sprecato.

Parlando d’inventario, troviamo un paio di migliorie. La prima è quella alla borsa del personaggio nella quale il pezzo più voluminoso occuperà appena due spazi in verticale, contrariamente alle armi e armature da quattro o sei slot, le pozioni si possono accumulare in stack da cento e i libri (necessari per il crafting) addirittura da mille. Niente più pozioni nella cinta quindi e del resto i tasti da 1 a 4 adesso sono impiegati per le abilità assieme al tasto sinistro e destro del mouse. La seconda riguarda il forziere e il denaro che adesso è account shared, quindi a prescindere dal personaggio loggato vi ritroverete addosso sempre il totale dell’oro accumulato e avrete accesso a tutti gli altri avere senza il bisogno di “mulare” con l’aiuto di un amico come accadeva in Diablo 2.

I tomi di indetificazione e del portale cittadino sono stati eliminati. Se vogliamo tornare in città basterà completare una delle prime quest del gioco per avere permanentemente la suddetta magia e per identificare gli oggetti rari o leggendari basterà un semplice click col tasto destro del mouse.

L’aspetto social ha ricevuto grosse modifiche rispetto a Diablo 2, troviamo quindi la lista amici Battle.net per facilitare l’invito e il join nelle varie partite. Per commerciare o invitare in un partita qualcuno che non è nella nostra lista amici è molto semplice: basta cliccare col destro sul nome dell’interessato per accedere a tutta una serie di informazioni sul profilo, comparazione imprese (presenti anche qui gli achievement), invito a giocare e possiamo addirittura vedere una lista dei vari personaggi e relative build. Tramite apposite opzioni, possiamo rendere le nostre partite aperte al pubblico e amici, solo a questi ultimi oppure completamente chiuse. Troviamo vari canali predefiniti per discussioni generali, commercio o di classe, ma non è possibile la creazione di un clan con un proprio canale registrato (non è troppo complicato creare qualcosa tipo IRC, ma viva la pigrizia).

Giocare in gruppo limita i partecipanti a quattro e partecipare a una partita di gruppo farà tornare il seguace il in città. L’ultimo aspetto positivo del gioco riguarda il sistema di loot di gruppo che è assente. Il drop di oro e oggetti è istanziato sul personaggio quindi gli altri partecipanti non potranno rubare la roba a meno che non la gettiamo a terra dopo averla raccolta. Viene da sé dunque che farmare assieme agli amici è più conveniente dato che raggiunti i cinque stack del Valore del Nephilim avremo come minimo un oggetto raro garantito come drop dagli elite o dai boss e ciò che non torna utile a uno sciamano per esempio, può andare a vantaggio del nostro compagno barbaro.

Dal punto di vista della grafica, troviamo la vecchia visuale isometrica ma in veste 3D con animazioni molto particolareggiate. Le animazione di morte dei nemici dipendono spesso dal tipo di attacco utilizzato, per esempio un monaco tende a far esplodere i nemici seminando ovunque schizzi di sangue, compresi gli abiti del personaggio (andranno via dopo qualche secondo). Spesso vedrete nemici saltare in aria dando l’impressione di uscire fuori dallo schermo o meglio ancora li vedrete preparasi all’attacco da un’altura che è posta in primo piano rispetto lo sfondo di gioco. Il tutto abbastanza fluido, se avete un PC discretamente potente, ma il frame rate potrebbe iniziare a zoppicarvi in presenza di effetti d’acqua, in quel caso vi converrà possedere una scheda video ninja per evitare scatti e sfarfallii. L’effetto alone rosso attorno lo schermo quando il vostro personaggio è a un livello pericolosamente basso di vita dà parecchio fastidio a lunga andare e non è escluso che possa causarvi qualche disturbo di affaticamente agli occhi. Inoltre i colori scelti per il secondo atto sono eccessivamente chiari e brillanti, anche in questo caso potreste riscontrare qualche fastidio, quindi vi consiglio di ridurre la luminosità dello schermo e di evitare di morire il meno possibile. In aggiunta i nemici particolarmente grandi hanno un effetto di flash man mano che vengono colpiti e questo può indurre facilmente in attacchi epilettici a chiunque ne sia particolarmente predisto, quindi fate parecchio attenzione e se avvertite senso di nausea durante il gioco, fermatevi immediatamente.

La forma dell’abbigliamento cambia in base alla classe ed è inoltre possibile acquistare delle tinture dagli NPC per colorare guanti, gambali, stivali, corpetti ed elmi. Possiamo anche rendere trasparenti i pezzi d’equip ma non aspettatevi di vedere un personaggio completamente nudo, dato che c’è una sorta di abbigliamento di base che viene mostrato anche se non si indossa nulla. Una personalizzazione molto limitata ma del resto stiamo parlando di un hack & slash.

Animazioni rinnovate e fluide per i protagonisti e svariati effetti speciali ed esplosioni sono il contorno e la linea d’evidenziatore degli attacchi più possenti. Ritroviamo il vecchio parco dei demoni con animazioni di morte spesso sui generis oltre che particolarmente cruente e a tratti splatter. Le ambientazioni sono particolareggiate nei dettagli ma non deragliano dai binari della consuetudine: il primo atto è ambientato tra manieri e cattedrali in rovina e cimiteri; il secondo tra i deserti e le fogne di Caldeum; nel terzo atto ci ritroveremo nel cratedere del monte Arreat; e giusto il quarto atto sposterà la sua ambientazione dai cancelli dell’Inferno a quelli del Paradiso. Scarso impegno nella selezione degli scenari insomma che si rivelano sì particolareggiati ma lasciano molto a desiderare dal punto di vista della grandezza e dell’originalità.

Una grande nota di merito va al doppiaggio e se devo essere sincero, avendo provate entrambe le versioni oserei dire che il doppiaggio italiano è decisamente superiore in termini di qualità a quello inglese, a parte i piccoli difetti. Per esempio il timbro di voce di Diablo nella sua versione inglese è molto più gutturale bassa, mentre la versione italiana tende più sull’acuto e quasi sul tono femminile, ma questa scelta italiana ha un senso (lo capirete verso le fine del gioco). La voce italiana di Cydaea è di gran lunga superiore alla versione anglosassone, il tono di voce suadente e sexy è decisamente appropriato il demone lussurioso che è. Cambia la voce di Tyrael per il quale è stato scelto un timbro più profondo come la controparte originale. Tutti ottimamente doppiati i protagonisti nonostante qualche differenza di accento, per esempio i Witch Doctor hanno un marcato accento simil-giamaicano (un po’ come i troll di WoW, che presto parleranno con accento napoletano) e una particolare lode va a Emanuela Pacotto che svolge un ottimo lavoro con la cacciatrice di demoni, riesce a rendere pienamente la rabbia e il rancore del personaggio nei confronti dei demoni. Grande anche la Massironi nella parte della monaca che se di primo acchitto può sembrare piatta e priva di emozioni, questo rispecchia la calma e compostezza del personaggio. Saranno i dialoghi coi seguaci a far trasudare le emozioni al monaco e qui si vede tutta la bravura della doppiatrice che riesce sapientemente ad alternare le due diverse emozioni.

Se devo essere sincero mai nessun gioco mi ha fatto mai arrabbiare così tanto sia dal punto di vista della realizzazione tecnica che dalla difficoltà e se ve lo dice uno che ha consumato i dischi di Demon e Dark Souls, oltre che quelli di diversi sparatutto Cave, avete già un’idea di ciò che intendo.

La mia esperienza personale con Diablo 3 mi ha portato a iniziare con un demon hunter per il quale ho farmato equip per 25 milioni al fine di seguire la tattica del glass cannon (ossia DPS altissimo difese bassissime) che sono andati in fumo ed equip svalutato con l’introduzione della patch 1.03 col nerf alla classe e all’equip. Eccomi dunque ricominciare col monaco, classe melee per le quali sono maggiormente abituato e per la quale ho riciclato parte dell’equip del cacciatore di demoni ma che mi ha comunque costretto a farmare nuovamente diversi milioni per avere quel minimo di equip che mi ha permesso di giungere a Diablo a livello di difficotà Inferno e metterlo a tappeto.

Ogni gioco ha una propria identità e non possiamo attenderci dalla Blizzard un gioco che a ogni patch ci costringe a modificare l’equip o nel caso di un hack & slash, addirittura aver buttato via ore e ore di gioco. Ne ha colpa la beta limitata del gioco che arrivava giusto al re scheletro (qualcosa come il 25% del primo atto) che non ha dato modo di testare in modo più esteso tutte le varie abilità dei personaggi e i vari escamotage dei giocatori al fine di massimizzare il danno. Ma anche il fatto che i set e gli oggetti leggendari siano spesso e volentieri di gran lunga inferiori a un oggetto magico la dice lunga. Continuo a chiedermi il perché siano stati peggiorati tutti gli aspetti che in Diablo 2 funzionavano perfettamente. Basta semplicemente prendere il prequel, migliorare la grafica, far lavorare meglio la fantasia con la trama e modificare leggermente il gameplay e non appensantirlo con abilità dotate di cooldown che rallentano un gioco che dovrebbe essere più frenetico. Anche qui ci ritroviamo ad attendere di avere le skill tutte belle cariche prima di lanciarci all’attacco o di scappare via prendendo tempo nell’attesa che queste si ricarichino.

Linfluenza di World of Warcraft ha snaturato tutto ciò che volevano effettivamente i fan, ossia un vero e proprio sequel e non una sorta di versione “retail” del popolare MMORPG della Blizzard. Se pensiamo già al fatto che al momento il livello massimo di Diablo 3 è il 60, possiamo benissimo presumere che la Blizzard intenda mungere al massimo anche questo gioco con una serie di espansioni. Pare che la mania del momento sia questa: far uscire un gioco incompleto nonostante il lungo periodo di beta, aggiornarlo continuamente costringendo il giocatore a cambiare stile di gioco e a volte facendogli buttare nella spazzatura equip da milioni che non può neanche rivendere data la svalutazione delle stat. Eppure esistono diverse software house che fanno uscire bei giochi, con pochissimi bug e risultano longevi perché lasciano il gusto di un second play.

Anni di attesa insomma per un gioco che è uscito incompleto, con un PvP ancora in fase di bilanciamento e il cui livello Inferno è incredibilmente più difficile rispetto al prequel. Trama marginale, quasi inesistente per un gioco corto, frustrante, ripetitivo e noiso aree non molto vaste con pochissimi dungeon. Il sistema di generazione mappe in stile “roguelike” si limita giusto a spostare qua e là qualche dungeon e i punti di rotta, ma non cambia assolutamente la geografia dell’area come una volta.

Per non parlare poi dei server europei che sono al limite dell’oscenità. L’asta, ossia il principale strumento di commercio, gira su un server separato che a quanto pare tende ad andare down molto spesso, anche per giorni. Il risultato è che la roba messa in vendita non verrà vista da nessuno e vi verrà resa una volta scaduto il termine o peggio ancora se avete avuto parecchio fortuna coi drop sarete sommersi di oggetti.

>Tirando ulteriormente le somme, ci ritroveremo a giocare con un titolo che è ancora in fase di beta testing date le pesanti modifiche alle classi e al sistema di gioco, il tutto perché la Blizzard ormai si è fissata a dover tirare avanti anni e anni facendo uscire un gioco nuovo ogni decade; server europei davvero pessimi con sistema d’aste, principale mezzo di commercio spesso e volentieri down (manco fossimo agli albori del gioco online) e un endgame dal livello di difficoltà non accessibile a tutti, frustrante e che non dà un senso di appagamento o ricompensa (se pur minima) in seguito all’uccisione di un gruppo di elit particolarmente forti o dello scontro contro un boss.

In totale un gioco deludente, incompleto e ancora pieno di pecche e bug che si rivela un buon palliativo in attesa di Mysts of Pandaria, quarta espansione di World of Warcraft, o di Torchlight 2. Francamente mi sentirei di consigliarvi quest’ultimo al posto di questa cocente delusione e metterei anche qualche soldo da parte in previsione dell’uscita europea di Tales of Graces F, capolavoro Namco in arrivo agli inizi di settembre.