I videogiochi sono degni delle Olimpiadi? Videogiocare è solo roba da ragazzini? Tempo buttato sognando il professionismo? I videogiocatori sono a rischio alienazione?

Nessuno si chiede se lo sport che facciamo per passione sia davvero uno Sport e se sia degno delle Olimpiadi oppure no. Alle Olimpiadi non vedremo mai la sfida in famiglia a Indovina Chi affrontata con agonismo da finale dei 100 metri o il torneo di Pinnacola di cui al Bar si parlerà per tutta l’estate.

E se anche un giorno CONI, CIO, stampa e governi decidessero di portare -o no- il Calcio Balilla alle Olimpiadi, non ci offenderemmo al punto da non praticarlo più -nè ci esalteremmo rullando più di quanto già non facciamo oggi.

Sicuramente, potremmo dimostrare in pochi istanti di essere i massimi esperti in materia. Campioni del mondo nel commentare, analizzare, criticare, speculare e concedere la nostra autorevole benedizione alla scelta di portare – o meno – “palla avvelenata” tra i cinque cerchi. Che se solo l’avessero fatto qualche anno prima, tre o quattro di noi sarebbero sicuramente arrivati in Nazionale.

E guai a pensare che siamo bravi solo a parole o che giochiamo con le farfalle nella testa. Noi non perdiamo mai un’occasione per cimentarci, senza pietà e senza sconti per nessuno. Non ci convocheranno mai tra i professionisti, ma gliela faremo sudare, oh sì, e suderemo tanto anche noi.

Il nostro campo non è una polisportiva e non è più (purtroppo) un cortile.
Al divano, davanti ai programmi della TV, preferiamo mouse e tastiera. Alla solitudine di Candy Crush, preferiamo un titolo cooperativo.

Prima di accusarci di trascurare immondizie, pulizie domestiche, doveri coniugali, studio o amici, chiedetevi: se ci vedeste smanettare assenti su Whatsapp o uscire per andare a correre nel parco, saremmo meno colpevoli? Probabilmente no… o si… o chi lo sa. La verità è che non importa.
Come tutti, dedichiamo al nostro hobby i ritagli di tempo. Come tutti possiamo sbagliare il ritaglio, non l’hobby, anche se non vi piace.

Anzi, noi siamo qui per dimostrare che ci si può dilettare senza strafare, con stile ed educazione, la stessa che abbiamo imparato al parco quando giocavamo a pallone con chiunque si presentasse. Anche online ci può essere un campetto di gente simpatica e di buona compagnia. Un campetto dove andare senza il pensiero: “chissà chi puoi incontrare”.

Il videogioco non è nè meglio nè peggio di altro. Dopo 20 anni in continua espansione, oggi sta esplodendo.
Dipende da noi interpretarlo bene. Come sempre, come per tutto.

Noi, l’e-sport, lo interpretiamo così, con dilettantismo, dal 2002.